Franco Vespe in una nota rievoca le gesta dei calciatori della Nazionale Italiana ai Mondiali di calcio. Di seguito la nota integrale.
Il primo mondiale che seguii fu quello del 1970 in Messico. Avevo 10 anni ed assistetti alla partita del secolo: la leggendaria Italia Germania 4-3. Mio figlio nato esattamente 40 anni dopo, dopo i fallimentari mondiali del 2010 e 2014 dell’Italia, vedrà di nuovo partecipare l’Italia al mondiale (forse) solo nel 2026! Ovvero ha trascorso la sua adolescenza non provando l’ansia, la palpitazione, le emozioni “patriottiche” che la nazionale suscita quando è ai mondiali. Certo non è una tragedia stare senza mondiali. Nessuna turba psichica o crisi di astinenza si scatena con la sua privazione. Tuttavia eventi sportivi come i mondiali o le Olimpiadi, scandiscono la nostra vita personale, così come le vicende storiche. L’Italia, con questo mondiale, è la quarta volta che non partecipa alla fase finale. Accadde nel 1930 nella lontana Uruguay, nel 1958 in Svezia, buttati fuori dall’Irlanda, e poi nelle ultime due edizioni. Vinse i mondiali del 34 e del 38. Unica squadra, insieme al Brasile, a vincere due mondiali di fila, con lo squadrone messo su dal grande Vittorio Pozzo. Avrebbe probabilmente vinto anche il mondiale del 1950 in Brasile se il grande Torino, l’anno prima, non si fosse schiantato sulla collina di Superga. Vinse invece l’Uruguay per la seconda volta contro il Brasile al Maracanà di Rio de Janeiro al cospetto di più di 200 mila spettatori carioca. La sconfitta per 2 a 1 dei Carioca scatenò il più grande psicodramma collettivo da sport della storia. Anche nel 54 in Svizzera l’Italia non pervenuta. Eliminata dalla Svizzera per un arbitraggio criminale. Quella edizione fu vinta dalla Germania Ovest contro la fortissima Ungheria di Puskas. Tutti i giocatori tedeschi dopo pochi giorni furono fulminati da feroce itterizia. Ci furono sospetti di doping, ma a quei tempi non c’erano strumenti per provarlo. Nel 58 finalmente vinse il Brasile che annoverava fra le sue fila un ragazzino di 17 anni chiamato Pelè. Nel 62 in Cile, vinto anche questo dal Brasile, enel 66 vinto in casa dall’Inghilterra, fummo delle meteore eliminati al primo turno. Particolarmente cocente l’eliminazione nel 66 sbattuti fuori dalla Corea del Nord con goal del dentista Pak Doo-Ik. Bastava un pareggio per passare il turno! Fu per l’Italia quel giorno l’equivalente sportivo dell’8 Settembre. Eppoi sono arrivati i mondiali a tiro della mia memoria. L’Italia fu sconfitta in finale dal Brasile per 4 a 1 nel 1970. Quel mondiale poteva essere anche vinto dalla nostra nazionale. Esplose il caso della staffetta Mazzola-Rivera. Soluzione sciagurata! Ma quale nazionale, avendo due grandi fuoriclasse,fra l’altro con caratteristiche completamente diverse, gli fa fare la staffetta. Rivera poi, il più grande giocatore italiano del dopoguerra (non me ne vogliano i Baggio, Mazzola, Del Piero o Cassano..), che aveva trascinato l’Italia in finale, fu estromesso nella finale. Giusto per capire il livello di demenzialità che si raggiunse: Rivera era quell’anno ancora pallone d’oro uscente. Si poteva pensare una Germania senza Beckenbauer ? Nel 1974 in Germania, l’Italia portò quasi la stessa squadra del 70 ma con giocatori ormai stanchi fisicamente. Furono travolti dal nuovo credo del calcio totale officiato dall’Olanda di Crujiff. L’Olanda fu comunque sconfitta in finale sempre dalla Germania Ovest ammazza favorite. Poi ci fu il mondiale in Argentina nel 1978. Un mondiale nel quale ci presentammo con una squadra di giovani che aveva assimilato i dettami del calcio totale. La squadra di Bearzot si presentò con il botto battendo in modo brillante la Francia di Platini, Ungheria e l’Argentina che quel mondiale voleva vincerlo a tutti i costi. Mancò la finale per mano dell’Olanda che, pur schiacciata dal gioco dell’Italia, cacciò dal cilindro della classe dei suoi giocatori due tiri lontani 25-30 metri dai pali del miope Zoff che non vide arrivare i due siluri. Mondiale vinto, manco a dirlo, dall’Argentina di Kempes. E poi arrivarono i mondiali dell’82. Non si ricorda mondiale così nitidamente vinto come quello. I nomi dei giocatori di quel mondiale rimarranno impressi per sempre nella memoria dei giovani di allora. L’Italia sconfisse forse il Brasile più forte di sempre. Il nome di Paolo Rossi ha popolato i peggiori incubi dei Brasiliani, scacciato solo dopo 32 anni dal 7 a 1 patito dalla Germania in casa propria nel 2014. Nel 1986 invece, la squadra portata da Bearzot in Messico era solo una pallida copia di quella di 4 anni prima. Ciclo ormai finito. Si infranse contro gli antipatici cugini francesi guidati dal grande Platini. Fu il mondiale che consacrò Maradona come il più grande uomo squadra di sempre. Vinse l’Argentina sulla Germania. Nel 1990 con i mondiali in casa l’Italia si presentò con tutte le carte in regola per vincerlo. Forse la nazionale dal gioco più bello e spumeggiante. Vinse tutte le partite giocate a Roma. Nazionale guidata dal principe Giannini e che vide esplodere il grande e giovane Roberto Baggio. Gli fu fatale la trasferta della semifinale giocata a Napoli contro l’Argentina di Maradona. Anche quella una partita dominata dall’Italia ma macchiata da un grave errore di Zenga e, soprattutto, dal tifo tiepido se non ostile dei napoletani adoranti di Maradona. Fu quello il mondiale vinto dalla Germania contro un’Argentina inguardabile ma trascinata in finale dal divino Maradona. La Germania poi ci ricambiò la gentilezza con il mondiale vinto in casa loro. Nel 1994 la nazionale di Sacchi, sempre guidato da Baggio e corazzato dal nerbo Milanista stellare, riuscì a raggiungere la finale con il Brasile, eterno rivale. Fu una brutta partita persa solo ai rigori da un Italia che non entusiasmò per gioco, ma che si rivelò particolarmente solida. Nel 98 il mondiale in Francia fu vinto dai francesi di Zidane, contro il Brasile. Vinse tutte le partite. Fu fermata solo dall’Italia guidata da Maldini che perse solo ai “soliti” rigori”. Anche qui si rinnovò la sciocca staffetta fra due campioni straordinari come Baggio e Del Piero che qualsiasi altra nazionale avrebbe voluto insieme in squadra. Nel 2002, al mondiale Nippo-Coreano l’Italia fu sbattuta fuori ai quarti dalla Corea del Sud per colpa dell’arbitraggio criminale del famigerato Moreno. Quel mondiale fu vinto con merito dal Brasile di Ronaldo sulla Germania. E poi c’è stato il mondiale del 2006 in Germania vinto dall’Italia contro gli odiati Francesi grazie alla lotteria dei rigori. Finale che è passata alla storia per la testata di Zidane che abbattè Matarazzi. La nazionale di Tottie Cannavaro si distinse per la compattezza e per una difesa davvero superba. Tant’è che quest’ultimo fu premiato con il pallone d’oro. Poi i mondiali del 2010 da dimenticare. Anche in quel caso Lippi fece lo stesso errore di Bearzot di portare in Sud Africa i giocatori del mondiale precedentemente vinto ma che ormai deambulavano con le stampelle. Ci facemmo sbattere fuori dalla Slovacchia.Perfino la Nuova Zelanda ci irrise! Vinse quel mondiale la Spagna del tiki taka contro l’Olanda che perse la sua terza finale. Nel 2014, mondiale vinto dalla odiata Germania, abbiamo giocato l’ultima partita mondiale con l’Uruguay del cannibale Suarez che lasciò il segno del suo arco dentale sulla pelle del povero Chiellini. Dopo sono calate le tenebre. Dal 1970 al 1982 la mia adolescenza di Boomer fu allietata da una nazionale che conseguì un primo, un secondo ed un quarto posto; mentre a mio figlio 40 anni, sfottente ed irridente Zoomer, queste gioie sono state precluse. La finiranno di irriderci per la nostra scarsa attitudine a maneggiare smartphone e robe affini. Loro giocatori come Rivera, Mazzola, Tardelli o Rossi non li hanno mai visti all’opera!