“Fango” giudiziario-mediatico sul patron del Matera calcio Saverio Columella. A scanso di equivoci precisiamo subito che la gestione del club biancoazzurro non c’entra nulla con la vicenda che vi stiamo per raccontare è ritornata all’attenzione dell’opinione pubblica grazie all’articolo della Gazzetta del Mezzogiorno del 1 novembre 2014 firmato da Massimiliano Scagliarini. Nella giornata dedicata alla Festa di Ogni Santo un organo di stampa decide di “ripescare” questa inchiesta, probabilmente per mettere in cattiva luce l’imprenditore altamurano che nel giro di tre anni è riuscito a portare il Matera nella terza serie nazionale e a riportare il grande pubblico allo stadio XXI Settembre-Franco Salerno grazie agli ottimi risultati ottenuti nei primi due mesi nel campionato di Lega Pro.
Di seguito l’articolo di Massimiliano Scagliarini pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno.
«Strozzava un imprenditore edile, un ex calciatore dilettante che per far fronte ai debiti è finito nelle mani dei clan di Japigia. Ma strozzava anche lo sport della Murgia, dalla pallavolo di serie A1 ai dilettanti del pallone di Grumo, costretti a cedere le chiavi di una squadretta poi costretta a ritirarsi. Interessi fino al 313% e un giro vorticoso di assegni, riciclati grazie a centri scommesse compiacenti».
Con queste accuse la Procura della Repubblica si prepara a chiedere il giudizio per 15 persone tra cui spicca Saverio Columella, 35 anni, rampollo di una delle famiglie più importanti della Murgia. Imprenditori facoltosi: suo padre Carlo Dante Columella è il «dominus» della Tradeco di Altamura, padrona dei rifiuti in mezza Puglia (non coinvolta nell’inchiesta). Il giovane Columella, che della Tradeco è amministratore unico, è indagato per usura, fatture false ed esercizio abusivo del credito, e ha rischiato di finire in carcere.
È una brutta vicenda, che comincia nel 2008 tra Altamura e Grumo e poi arriva fino a Bari, in tempi più recenti. Ed è un capitolo, finora ignoto, dell’inchiesta che a febbraio ha portato in carcere sette esponenti dei clan di Japigia: il Pm Isabella Ginefra chiese l’arresto anche per Saverio Columella e per i sei presunti riciclatori, ma il gip Michele Parisi non lo ha concesso ritenendo i fatti troppo «datati».
Dalle carte dell’inchiesta condotta dal Gico (il Gruppo investigativo contro il crimine organizzato della Guardia di finanza) e chiusa a luglio emerge uno spaccato purulento del mondo dello sport murgiano: Columella, che della pallavolo femminile di Altamura era sponsor con le società di famiglia, avrebbe concesso prestiti a usura anche ai dirigenti della squadra di serie A1, così come a quelli della piccola Grumese che all’epoca veleggiava nei campionati dilettantistici.
L’inchiesta comincia perché l’imprenditore edile di Grumo, un ex calciatore dilettante con piedi buoni, presenta denuncia. A Columella, racconta, viene presentato da un amico medico, e nel 2007 chiede un prestito di 100mila euro: dovrà restituirne 120mila, lasciando a garanzia due assegni e il contratto preliminare di vendita di un appartamento. E poi, piano piano, con un altro prestito di 50mila euro Columella si impadronisce della Grumese di calcio: «Il Columella – mette a verbale l’imprenditore, che era vice-presidente della squadra – a fronte del suo impegno economico e per mancanza di fiducia verso di noi, pretese il pagamento anticipato dei conferimenti e la corresponsione di garanzie relative al pagamento. Di conseguenza, al Columella sono stati consegnati 10 assegni da 9mila euro senza intestazione e data. A questo punto, agli inizi del 2007, non avendo liquidità finanziarie, il Columella mi ha prestato 50mila euro. Preciso che il Columella, per sua volontà non compariva direttamente nello statuto ma attraverso alcuni suoi uomini di fiducia tra i quali ricordo Giuseppe Calia e Michele Stallone».
Per coprire il prestito, dice ancora l’imprenditore, sono stato costretto a svendere a Columella per 54mila euro un terreno edificabile che avevo comprato a 97.500 euro: a fronte di 50mila euro, in poco più di 5 mesi ne ho restituiti 67.500 con un interesse del 78% annuo.
E nel frattempo, la squadra era in mano a Columella: «Vi voglio parlare – dice ai finanzieri uno degli ex dirigenti – di quanto mi è successo durante una partita di Coppa Italia giocata nell’agosto 2007 a Grumo, quando Columella pretese che gli facessi la telecronaca della partita per telefono».
Ma ad Altamura, in quegli anni, c’era pure la pallavolo femminile che lottava per un posto tra le migliori squadre d’Italia. Nella perquisizione a casa di Columella, i finanzieri trovano decine e decine di copie di assegni. Salta fuori, di pari passo con le sponsorizzazioni del volley da parte delle società di famiglia, un presunto giro di usura.
«Tra il 2006 e il 2007 – mette a verbale Andrea Dambrosio, ex presidente dell’Altamura – mi sono rivolto dapprima ad un mio parente, che comunque non aveva disponibilità economiche. Successivamente a Michele Columella, vice presidente della Jogging Volley. Avendo ricevuto risposta negativa anche da quest’ultimo, mi sono rivolto a Saverio Columella, il quale inizialmente rifiutò il prestito, dopo la mia insistenza invece mi elargì la somma di 30-50mila euro in assegni circolari». Tutto questo perché il proprietario della squadra, Francesco Laterza, non aveva soldi: «Il Laterza, avendo problemi di natura economica con altri soggetti a me non conosciuti, mi chiese la cortesia di rivolgermi ai fratelli Columella per il prestito».
«Nel lasso di tempo intercorrente dalla fine del 2006 e gli inizi del 2008 – racconta ai finanzieri Rocco Gallucci, ex dirigente dell’Altamura di pallavolo, ancora prima del Cagliari, oggi direttore sportivo ad Urbino in A1 femminile -, avendo forti difficoltà economiche dovute alla mancanza di introiti, ho chiesto a Saverio Columella una decina di prestiti di denaro che ho interamente utilizzato per far fronte al pagamento degli agenti delle giocatrici di pallavolo, in quanto, diversamente, mi avrebbero tagliato fuori dal mondo della pallavolo». Nella morsa finisce anche il campano Eziolino Capuano, ex allenatore dell’Altamura e del Taranto di calcio, che a Columella aveva dato assegni per 15mila euro (poi risultati impagati) per coprire debiti di gioco: «Tre/quattro anni fa (nel 2007, ndr) l’ho incontrato al casinò di Montecarlo, il Columella mi propose di giocare in società. Conseguentemente ho ricevuto fiche per 10/15mila euro che ho interamente giocato e perso».
I finanzieri del Gico hanno segnalato almeno altri tre casi di prestiti a interesse. Gli assegni degli usurati sarebbero finiti in una gioielleria, per l’acquisto di Rolex, ma soprattutto sarebbero stati riciclati in due punti scommesse di Santeramo e Altamura. Qui il giovane Columella ha vinto quasi 350mila euro. Un fuoriclasse delle scommesse, tanto da conservare tutti gli scontrini vincenti. Ma la Finanza ritiene che i gestori delle due ricevitorie gli tenessero da parte le ricevute, così da giustificare il cambio di assegni e ripulire il denaro. L’usura aggravata contestata a Columella si prescrive in 10 anni”.
Cosa risponde in proposito Saverio Columella? Facciamo il punto della situazione. L’inchiesta risale al 2008. Il pm dell’inchiesta Isabella Ginefra aveva chiesto anche l’arresto per Saverio Columella ma il gip Michele Parisi valutando attentamente gli elementi dell’inchiesta non lo aveva concesso. Già questo dato fa comprendere che ci sono inchieste create ad arte per denigrare l’operato di un imprenditore. E la conferma arriva direttamente dal patron del Matera Calcio Saverio Columella: “E’ una vicenda di sei anni fa e si tratta di una indagine già chiusa. Sono tranquillo e vado avanti perchè non ho nulla da temere. Dispiace solo che queste notizie puntano a destabilizzare un’ambiente sano come quello del Matera calcio. Questa storia mi ricorda la presunta combine di cui siamo stati accusati nel campionato precedente in occasione della gara giocata dal Matera a Taranto. Non ci sono prove a nostro carico e quindi stiamo parlando del nulla”.
Michele Capolupo